Coscienza. Civismo

Padre Dante ebbe a scrivere, nella Divina Commedia, a proposito della società : “considerate la vostra semenza, fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

Ovviamente, per “canoscenza”, termine del 1200, era da intendersi conoscenza della società che ci circonda, conoscenza della natura dell’uomo, del prossimo, del nostro simile, che avviene se si impara, per similitudine, a conoscere se stessi.

La coscienza, quindi, relativamente al conoscere, sembra essere un arbitro sempre pronto, in ogni istante della nostra vita, in base a valori che, nei momenti di introspezione, emergono dal nostro inconscio. Quasi un giudice preposto a rilevare ciò giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è bene e ciò che è male.

Ma è anche bene ricordare che la nostra coscienza è frutto dell’ambiente sociale, familiare, in cui si vive, il quale crea in ciascuno di noi una serie di valori. proposti sin dall’infanzia. Ricordiamo, in proposito, nel libro “Cuore” di De Amicis, quei comportamenti atti a creare quella sorta di coscienza collettiva, necessaria al buon vivere, nel contesto sociale.

Molte volte, infatti, magari la sera, prima di coricarci, o nei momenti di veglia, quando i rumori sono sopiti, ripensiamo sempre a quelle nostre azioni, contrari all’etica, alla morale in genere, esaminandole attraverso il filtro della nostra coscienza.

Nell’intimo, di sicuro, c’è per l’uomo una legge, alla quale sente il dovere di attenersi, e la cui voce che lo chiama a conformarsi, obbedire, dicendogli: fa questo, non quello.

Ogni uomo credo, abbia, per questo, una legge scritta nel cuore, nel suo angolo più segreto, in quel sacrario dove si può ritrovare solo con sé stesso, quasi una voce silenziosa che risuona continuamente nella sua intimità, anche se, spesso, può accadere che l’abitudine ad azioni riprovevoli, possa , in certi casi, deviare la coscienza.

Si racconta che un Re, innamoratosi di una bellissima zingara, volle sposarla. Pur essendo la zingara, ormai diventata regina, ogni volta che si recava in visita in casa di dignitari di corte, non mancava mai di nascondere, sotto i suoi abiti regali, quelli oggetti preziosi, trovati a portata di mano.

È cosi nelle zone extraurbane, dove le uniche leggi sono quelle dalla giungla, della prevaricazione, per cui è importante, per ogni tipo di società, cercare sempre di soffermarsi, inculcare i valori più rispettosi possibile, nei confronti del proprio simile. Ossia, in definitiva, non fare ad altri, quello che non vorresti ti facessero, e questo, con i provvedimenti più adeguati.

Sporcare con scritte oscene i palazzi, divellere segnali stradali, calpestare prati, buttare in giro resti di sigarette, cartacce, fanno parte di un problema di civiltà, ma anche di coscienza.

Quelle persone dovrebbero essere obbligate a pulire i muri imbrattati e riparare ai danni arrecati ai beni comuni.