Nodi da sciogliere, nella Chiesa Romana

I nodi che sono da sciogliere dalla chiesa Romana, all’inizio del terzo millennio, in una società multietnica, cosi diversa, sono principalmente questi:

1) Possibilità di dare ai divorziati, sposati e non, la comunione. È, infatti ingiusto che un coniuge abbandonato, senza colpe, perché il partner si è innamorato di altra persona, oltre al rammarico ed al dolore della separazione, debba non poter consolarsi nella preghiera, ed essere, molte volte, anche privato anche dalla assoluzione nella confessione, e della eucaristia, nella la Messa.

2) In funzione della diffusione dell’Aids, è da considerare la possibilità di usufruire del preservativo, senza incorrere in peccato, anche tra coniugi…

3) Uso della pillola. Mettere, cioè, al mondo figli senza la possibilità di poterli seguire, se non ci sono le possibilità economiche di dar loro quanto oggi richiesto dall’attuale società. D’altronde, in ogni modo, sarebbe più peccato ricorrere all’aborto, che è un vero e proprio delitto.

4) Riprendere il dibattito sul celibato sacerdotale. Oggi si dà maggior credibilità ai monaci che non ai preti, a prescindere che, tra i santi più seguiti, nelle ricerche statistiche, i più invocati sono Padre Pio, recentemente beatificato, Sant’Antonio e San Francesco. I monaci, non essendo sposati, vivono nella comunità del convento e, quindi, non sono soli, a prescindere da eventuali problemi sessuali. Il vero nodo è, infatti, da un punto di vista umano, la solitudine. Viceversa i preti sono, nella maggior parte dei casi, soli, pur se intimamente inseriti nella società, ma con tutte le occasioni, insidie, pulsioni, degli istinti biologici. L’uomo, che è un essere sociale, ha, invece, bisogno di convivere, se non con una donna, perlomeno con degli amici. Tornare a casa, nei piccoli paesi, e non trovare nessuno, una situazione di sconforto, se non si hanno delle inclinazioni particolari, od attività complementari. Se, infatti, percorriamo alcune pagine del Nuovo Testamento, non è difficile trovare vescovi e sacerdoti sposati, così come quasi tutti gli Apostoli, tranne San Paolo. Nell’Antico Testamento, poi, il matrimonio era permesso ai sacerdoti, ma l’esercizio del loro ufficio limitato ai giorni, durante i quali dovevano astenersi dai rapporti sessuali. Solo Innocenzo II, nel 1139, introdusse, giuridicamente, l’obbligo del celibato sacerdotale, valido per la Chiesa d’Occidente, diversamente dalla Chiesa ortodossa, d’Oriente, in cui il Vescovo, ed i gradi superiori, erano e sono temuti al celibato. La più grave campagna, poi, contro il celibato, fu portata, avanti dal Protestantesimo, in cui i sacerdoti vengono chiamati pastori. Il concilio di Trento, del 1545, tentò una mediazione, dichiarando invalido il matrimonio contratto dai chierici degli ordini maggiori, guardandosi bene dal fondare l’obbligo sul diritto divino. Per la cronaca, la Rivoluzione Francese, nel 1791, permise, talora impose, il matrimonio ai preti. Meglio, comunque il matrimonio, ad amori profani o casi di pedofilia, perché, поп dimentichiamoli, il sacerdote, prima di essere chierico, è un essere umano, con le sue pulsioni, i suoi istinti.

5) Un maggior coinvolgimento dei laici nelle scelte delle gerarchie. Un Vescovo scelto fra i sacerdoti più stimati della Curia, potrebbe essere più accetto di Vescovi che vengono da lontano, e non conoscono i bisogni ed i fedeli del luogo.

6) Un ruolo più importante alle donne che, ovunque, sono le più assidue a frequentare le chiese, ed a rendersi disponibili a leggere le lettere degli apostoli, o distribuire le ostie consacrate. Vale la statistica.

7) La procreazione assistita. Ossia accesso solo alle coppie sposate, sterili o non fertili , previa certificazione medica. Fecondazione omologa solo se il seme e l’ovulo provengono dalla coppia regolare che si rivolge alla procreazione assistita, e divieto dell’eterologa, che prevede un donatore esterno. Divieto assoluto della clonazione e del congelamento degli embrioni.

8) Riunione di tutte le chiese, perché il Padre nostro è il medesimo per tutti, come lo spirito che anima i religiosi di ogni confessione che, così, sentono la divisione, in una società in continuo movimento.

Il mio pensiero parte dalla considerazione che occorre più democraticità nella chiesa, e mi conforta il pensiero del fondatore del più famoso ospedale milanese, il San Raffael, Don Luigi Verzé che, come Padre Gemelli, per l’Università Cattolica, Padre Pio, per la grande Casa del Sollievo, di San Giovanni Rotondo, si sono adoperati per il prossimo.

Sono certo che, l’attuale Papa Ratzinger, profondo teologo, sappia affrontare, dall’alto della sua personalità, questi nodi che si trascinano per ragioni umane , più che religiose.

Queste righe mi sono state chieste da una persona, una volta cattolica, ora ateo.