Che cosa è l’umiltà e cosa l’ipocrisia

Ci sono due interpretazioni del termine umiltà, diametralmente opposte. Una è antropocentrica, ed esprime una condizione di inferiorità, di permanente sottomissione, una bassa considerazione di se stessi.

Un’altra, diremmo sociale. Ossia,  l’umiltà sarebbe la virtù opposta alla vanità ed alla presunzione, e consiste nel non mostrare vanto dei propri meriti. Consiste come virtù, a un condotta affine al pudore , soprattutto nelle donne, come ritegno nel costume, negli atti, nelle parole, nelle forme dell’abito, nella compostezza del comportamento, nella sobrietà, nella moderazione, nel tenore di vita, nel modo di esporsi, nel riserbo, nella ritrosia,  nell’ arredamento anche della casa, quando manca di finezza, ma mette in evidenza solo cose vistose, appariscenti.

Da un punto di vista, diremmo francescano,  è la virtù morale connessa alla temperanza, alla moderazione, al ritegno, all’empatia.

Il contrario della umiltà è l’ipocrisia,  che ne è il contrario.  Deriva dal greco upo-crisis, che significa finzione, simulazioni di buone qualità per guadagnare la simpatia di chi sta intorno. Non è quindi una umiltà genuina, è falsa modestia, mancanza cioè di sincerità, come gente, ad esempio, che va in chiesa, fa anche la comunione solo per far vedere.