I fatti del giorno che ci fanno vergognare

Non c’è giorno che sui giornali nazionali, alla televisione, sui fogli locali, non si accennino avvenuti  sporchi guadagni di alcuni politici, favori nascosti, combine in corso, continue prevaricazioni sulle donne, notizie di prepotenze di mafie onnipresenti, infine, degradanti azioni fatte da persone ritenute al di sopra di ogni sospetto.

Il pensiero è che, dai più, si è perso anche il senso della vergogna di quanto si commette, o si è commesso, per ridare alla nazione, quel rispetto che storicamente meriterebbe.

La vergogna, che potrebbe derivare dal “vereor gognam”, o dalla verecondia, dovrebbe significare sentirsi a disagio nei confronti degli altri, e quindi anche di se stessi, quando si mettono in atto azioni sulle quali tutti dovrebbero avere uno sguardo  di vera disapprovazione.

Noi siamo, in effetti, come gli altri ci vedono, e, quindi, non potremmo nasconderci dinanzi alla opinione altrui, anche se intimamente dovrebbe rimanere sempre in noi il ricordo di quanto si è fatto, perché, come la storia insegna, col tempo, tutto viene a galla.

La vergogna dovrebbe essere l’effetto bruciante, traumatico, che ogni persona dovrebbe provare, quale l’umiliazione, il  più diffuso disdoro. Purtroppo, il danaro, la convenienza, simbolo ormai dei tempi, compensano le nostre coscienze.

La vergogna ci dovrebbe causare un disprezzo della colpa, lo sguardo sprezzante della generale disapprovazione, quel sentimento che, molte volte in passato, come ancora in Giappone, dovrebbe portare, o avrebbe portato al suicidio.

L’arrossire è un antico segno di nobiltà, di dignità, Solo se non si arrossisce si potrebbe avere la sicura verifica dell’ autentico io dell’ individuo.

Ma che cosa è la dignità? Penso sia ancora quel sentimento che considera un valore la propria moralità, la propria onorabilità. In altre parole, il modo di comportarsi secondo valori quale l’onesta, generosità, affabilità, non cedendo a debolezze.

Il termine coscienza, deriva pure dal latino: Cum scire, e dovrebbe essere la qualità della mente che sa individuare le relazioni tra sé ed il proprio  prossimo, e, quindi è il comportamento di chi dovrebbe venire incontro allo stesso.

Il dio danaro, l’immeritato arricchimento, sta sostituendo quei valori etici che si identificavano nell’aiuto a chi si trovava in condizioni di bisogno, nella protezione di chi non si può difendere, non più uniformandosi a quei valori che, secondo Rousseau, l’uomo possiederebbe, sin dalla nascita.