Dichiarazione dei diritti dell’uomo, globalizzazione

La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni unite, il 10 dicembre 1948, è l’ideale da raggiungere da tutti i popoli.

All’ art. 1, è scritto : tutti gli essere umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di coscienza e devono agire, gli uni verso gli altri, in spirito di fratellanza.

All’art. 3, è riportato : ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

All’art. 18, si legge : ogni individuo ha diritto alla propria libertà di pensiero, coscienza e religione.

All’art. 19, è sancito: ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione ed espressione.

Gli articoli della dichiarazione sono in totale 30, abbiamo trascritto solo quelli che sono alla base della dignità inerente a tutti gli uomini, costituenti il fondamento di una vera libertà e giustizia nel mondo.

In verità, tra i primi ad affrontare questo tema, dal punto di vista speculativo, furono forse i filosofi greci, in particolare Aristotile e gli Stoici, anche se , nel codice Hammurabi, scritto in Mesopotamia all’incirca nel 1780 a.C., sono presenti alcune regole riguardanti i diritti delle donne e dell’infanzia.

Ma è durante l’Impero Persiano che verranno stabiliti quei principi riguardanti i Diritti Umani, che non hanno precedenti. Sotto il regno di Ciro il grande, successivamente alla conquista di Babilonia del 539 a.С., il sovrano creò quello che viene denominato il Cilindro di Ciro. Tale cilindro, rinvenuto nel 1879, viene oggi considerato il primo, più completo, documento pertinente i Diriti umani, in quanto dichiarava che, i cittadini dell’impero, erano liberi di manifestare il loro credo religioso. Il cilindro, inoltre, aboliva la schiavitù, avvenimento storico che trova riscontro nella Bibbia, laddove si racconta che gli schiavi ebrei potevano far ritorno alla propria terra di origine, potendosi ritenere liberi.

In età moderna, emersero le teorie dell’Illuminismo, con l’affermazione del concetto di libertà dell’individuo, in opposizione all’ imperante assolutismo.

Questa tendenza si riscontrò anche nella dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti, del 1776, che parla, di diritti inalienabili, di cui tutti gli uomini sono dotati dal Creatore.

Ma è durante la prima rivoluzione francese, del 1789, che si è parlato della prima carta dei diritti dell’uomo, conosciuta come ” Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”, concetti che Napoleone esportò negli altri paesi d’Europa, anche se in pratica, di fatto , per le sue continue guerre di dominio, non li mise in atto.

Solo alla fine della Seconda guerra mondiale, quindi, con la redazione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, delle Nazioni Unite, siglata a New York, nel 1948, si stabili, per la prima volta, l’universalità di questi diritti per i popoli del Mondo intero, basati sul concetto della dignità umana, inalienabile, ed universale, dottrina che gettò le basi fondamentali per regolare l’ordine geo-politico, mondiale.

Ma il 7 ottobre scorso, purtroppo, la giornalista Anna Politkovskaja è stata ritrovata morta nell’ascensore del suo palazzo, a Mosca. La polizia ha rinvenuto una pistola e quattro proiettili accanto al cadavere, nel sospetto di una vera e propria esecuzione. Le indagini sono ancora in corso e le manifestazioni, e gli appelli, si moltiplicano da tutto il mondo, compresa Ia Russia, per una inchiesta vera ed accettabile.

Anna Politkovskaja, nata a new York nel 1958 da due diplomatici ucraini, di stanza presso l’Onu, era una delle maggiori editorialiste russe, molto conosciuta per i suoi reportage dalla Cecenia, e la sua opposizione a Vladimir Putin. Scriveva per la testata “Novaj Gazeta”, ed aveva pubblicato vari libri critici sul governo russo, e sulle condizioni della guerra in Cecenia, Daghestan ed Inguscezia.

Vincitrice di ben sei premi, fra cui, nel 2000, il Golden Pen Award, dai giornalisti russi, mentre si stava recando a Beslam, durante la crisi degli ostaggi, nel 2004, venne avvelenata, ma la dinamica non fu mai chiarita, come era già successo per altre denuncie.

Quali le considerazioni? Gli interessi economici, politici, sono sempre più mascherati da ragioni ideologiche, più spesso ideali in apparenza, e, con i mussulmani, da presunte motivazioni religiose, ed inoltre, molti stati sono in crisi per i problemi creati dalla globalizzazione.

La globalizzazione è quell’indirizzo che, sul finire del secolo, ha determinato il passaggio di economie nazionali ad un processo fortemente integrato sul piano mondiale, sulla spinta di innovazioni tecnologiche, quali l’internet, che ha portato il mondo ad essere un villaggio globale, e di una radicale ristrutturazione ovunque dell’economia e del lavoro.

Mondializzazione dei mercati e della produzione, usando un termine francese.

L’accresciuta mobilità dei fattori di produzione, ed il conseguente orientamento degli investimenti verso paesi il cui costo del lavoro è molto più basso, promette sviluppo a paesi del Terzo mondo, ma fa temere un ritorno al capitalismo selvaggio, cosa che ha provocato un arcipelago di movimenti ed organizzazioni: ambientalisti, esponenti sindacali, movimento di Seattle, no-global, che, a loro volta, organizzano di continuo altre violente manifestazioni di protesta, come al G8 di Genova.

Etica e globalizzazione, quindi, non sono facilmente conciliabili quando ci sono grossi interessi economici e politici, in gioco. Dovremmo, con i Francesi dire: l’etica è una cosa, e gli affari sono affari?

La speranza, ultima a morire, ci fa credere che , col tempo, ci possa essere che una ulteriore evoluzione delle coscienze, che possa risolvere i tanti nuovi problemi.

In fondo, in tempi storici lontani, quando un popolo vinceva su di un altro, tutti gli uomini venivano passati a fil di spada, e solo le donne schiavizzate.