Coppie di fatto

Ora le unioni di fatto si dovrebbero, o potrebbero, definire “Dico”, che sta ad indicare il progetto di legge, in discussione, riguardante il Diritto dei conviventi.

Non c’è politico, giornale, uomo di chiesa, che non affronti l’argomento che, in verità, era già stato anticipato, in Francia, dal termine”Pacs” ossia “Pacte de civil convivence” che, inizialmente, nel 1999, era stato così approvato ed, in seguito, trasformato in “Pacte civil de solidarieté”.

In Belgio, ad esempio, “Cohabitation légal”, in Lussemburgo: “Partenariat légal “, in Portogallo: “Union de facto”, in Svizzera: “Unione domestica registrata”, nel Regno Unito “Civil partenership”.

Unioni civili sarebbero, quindi, tutte quelle forme di convivenza, legate da vincoli affettivi ed economici.

Il nostro punto di vista è che i Dico sarebbero unioni, che comporterebbero diritti, ma non doveri: Unioni che potrebbero divenire un piccolo matrimonio, quasi in concorrenza con quello tradizionale, cioè un passo verso il matrimonio degli omosessuali, con le relative possibili adozioni, e cioè un vero attentato, alla famiglia, che è garantita dall’art. 29 della nostra Costituzione.

Quale, però, la differenza sostanziale: il matrimonio, un naturale progetto di sopravvivenza della specie, fondato principalmente sull’amore, affetto, rispetto, e sui diritti naturali pertinenti, riguardanti i figli.

I Dico, al contrario, diritti fondati sulla convenienza, allo scopo di vincere la solitudine, sino a nuove date, ad eventuali impegni, girate di testa, con facilitazioni pensionistiche, ereditarie, abitative, specialmente nelle unioni omosessuali.

La nuova proposta di legge, in effetti, sancirebbe che due maggiorenni, anche dello stesso sesso, uniti da reciproci vincoli affettivi, che convivono e si prestano assistenza e solidarietà, materiale e morale, non legati da vincoli di matrimonio, parentela in linea retta, adozione, affiliazione, tutela, hanno diritto ad essere tutelati in quanto coppia, e, quindi, avrebbero diritto all’assistenza reciproca, in caso di malattia o ricovero ospedaliero. All’avvicinamento del partner, in caso di trasferimento professionale, od alla successione nei contratti di affitto, qualora uno dei due conviventi muoia, se la convivenza dura da almeno tre anni. Alla successione legittima, se la convivenza dura da almeno nove anni.

Ora se queste condizioni potrebbero essere giustificate per le giovani coppie, eterosessuali, con l’evidente scopo di un eventuale futuro matrimonio, che, etimologicamente, implica il probabile dono della maternità, non sembra giustificato per le coppie omosessuali.

Se uno è sicuro dei suoi sentimenti, e di se stesso, non ha bisogno di questi Dico, per evitare un matrimonio tradizionale, visto che, in ogni caso, esiste il divorzio. Solo per le giovani coppie eterosessuali, non in grado di affrontare tutti i problemi economici della vita in società, i Dico potrebbero essere validi, nell’attesa, o meno, di una futura decisione di sposarsi, secondo la tradizione.