Storia del Matriarcato e del Patriarcato

Le società di ogni nazione stanno cambiando non solo etnicamente, ma anche dal punto di vista del rapporto uomo donna, degli impegni lavorativi, ospedalieri, scolastici, universitari, sportivi, giuridici, scolastici, militari, governativi, prima riservati a soli maschi. Diremmo c’è un lenta sostituzione, considerato i cambiamenti che sono succeduti nel tempo, per cercare di ritornare ad un antico matriarcato che non contemplava guerre.

La mia prima costatazione, in Europa, è avvenuta in un viaggio in Norvegia, dove , nelle scuole superiori, nelle università, erano iscritte molte più ragazze che ragazzi. Agli uomini erano riservati principalmente lavori agricoli, , tecnici, di sostentamento.

Questo mi ha portato a rivolgermi alla storia, alla archeologia, per quanto concerne le prime Veneri paleolitiche, semplici statuette, di roccia appena lavorata, databili di almeno 15000 anni, riproducenti archetipi di fertilità, quali seni, fianchi, e solo, in epoche molto più vicine, a sculture di pietra appena abbozzate, raffiguranti dei o eroi maschili.

Tralasciando il mito specifico delle amazzoni, in cui la mitologia greca, prima dell’arrivo degli Achei, ci da notizia di presenze indicanti l’ autonomia della donna a rimanere in gravidanza, e generare la vita, ma in cui la paternità non era tenuta in alcun conto.

La tesi del matriarcato, come reale forma di governo delle antiche comunità, è confermata dalla presenza di Dee Madri, personalizzate in Dee come Astarte, Tanit, Cibele, Iside. La Grande Madre era simbolicamente rappresentata come terra portante solo i suoi frutti. La posteriorità maschile fu di circa novemila anni più tardi, nel periodo in cui nacque l’agricoltura stanziale che avrebbe contribuito a far nascere il patriarcato.

Il matriarcato, che non va confuso con la matrilinearità, nella quale le linee ereditarie vengono seguite in via muliebre, era una forma di governo nella quale il potere, politico-economico, era demandato alla madre più anziana, come capo di famiglie e, quindi, alle donne, con l’uomo addetto solo a funzioni di sussistenza, quali pesca, caccia , ed all’occasione di difesa , ossia funzioni esterne alla caverna.

Il prestigio, quindi, le derivava dall’essere delle procreatrici in genere, sistema evoluto solo dalla scoperta della paternità. E questo in seguito della riconoscimento che era lo sperma dell’uomo a fecondare la donna, ed a renderla madre, e le donne, pertanto ad adeguarsi, e non a scegliere i maschi più aggressivi, ma i più affidabili, in funzione del sostentamento, dell’educazione dei figli.

Infatti il figlio di più padri sarebbe stato un figlio di tutti e di nessuno, e non sarebbe stato allevato come da un solo genitore.

In conclusione : l’agricoltura, che richiedeva maggior sforzo, soprattutto quando la donna in attesa di bimbi e del loro allattamento, la scoperta del seme dell’uomo, senza del quale la donna non poteva procreare. La successiva scoperta della paternità, per la necessità di un adeguato sostentamento nei periodi della crescita dei bimbi, di difesa, essendo l’uomo dotato di armi, sono le condizioni che cominciarono a far cedere la loro supremazia.

I primi patriarcati si verificarono , seimila anni addietro, in località Sarahasa, nel golfo arabico, ricco di greggi di ovini, per cui i pastori diventati proprietari, non potendo le donne essere adibite alla sorveglianza, al pascolo delle numerose greggi, od eventuali mandrie, divennero succube dei capi pastori per le loro esigenze di vita. Valga la storia di Giacobbe, con la possibilità all’uomo di avere più mogli, per aumentare le comunità.

Così, alle divinità femminili, si vennero a sostituire divinità Maschili : An, Kaldu, Marduk, Assur, Baal, Uruk, Enlil, Ea ed altri, secondo le zone, e si venne, logicamente, a creare un problema culturale-religioso nuovo.

In antropologia il primo patriarcato è il sistema sociale nel quale il padre più anziano nei vari gruppi, ha potere, l’autorità sui figli ed ha i beni materiali nelle sue mani. La discendenza avviene per via maschile, generalmente per il primo figlio maschio. Obbligo di fedeltà solo della moglie, obbedienza e sottomissione al marito, e genesi del principio della proprietà individuale, con le virtù maschili volte alla prepotenza e quelle femminili all’obbedienza.

Questo nelle zone dell’Asia Minore contraddistinte dai grandi fiumi Tigri, Eufrate. Ma altra cultura, coeva, iniziata seimila anni a.C., proveniente dalle steppe Pontico Causiche, quella dei Kurgan, popolazione indoeuropea che, per primi, avevano addomesticati i cavalli, , e che in virtù della loro organizzazione patriarcale e guerriera, dominarono zone della Russia meridionale, dell’Ucraina, sino al Mar Nero, imponendosi con la loro forza fisica, superiorità militare. Questi sottomettevano le donne, ed erano feroci in battaglia.

Il fenomeno più rilevante, invece, della nostra epoca è stato il crollo di questo patriarcato, e questo avveniva da oltre quattromila anni, diciamo da Giacobbe, per quaranta generazioni. E questo è avvenuto, dopo il controllo della natività, con l’emancipazione femminile e la evoluzione sessuale, con seri pericoli per la vita della famiglia. L’ordine del passaggio di padre in figlio delle attività, della proprietà, è quasi alla fine Tra i due sessi cresce la competitività, la capacità culturale, lavorativa, sportiva. Si dice, atleticamente, che la donna, abituata a portare i bambini, sia migliore dell’uomo sulle lunghissime distanze Che i voti, a scuola, siano più alti quelli delle ragazze, più serie e più impegnate. L’uomo, con un cervello maggiore, è teoricamente più intelligente, ma la donna è più efficiente e con maggiore intuito. Il mondo con più donne, meno esposte, solo perché vivono di più.

Compito dell’attuale generazione è ricostituire un diverso ordine emozionale e morale, che, come nel matriarcato, eviti conflitti.