I posti più belli da visitare nel Molise

Pietrabbondante

Pietrabbondante

Tra le attrazioni turistiche più importanti delle Regione Molise, soprattutto per l’appassionato ricercatore di antichità storiche del passato, riteniamo doversi iniziare dal teatro sannitico di Pietrabbondante, pietra miliare delle aree archeologiche molisane e, di certo, le meglio conservate.

I resti delle fortificazioni sannitiche, sulle pendici del monte Saraceno, oltre le necropoli, sono un’eccezionale testimonianza della civiltà Sannitica che, in Pietrabbondante è già presente dal V secolo a,C. Nei pressi del centro abitato si trovano i resti dell’antico insediamento che fu il più importante centro politico e religioso dei Sanniti, ad iniziare dal 38,45 a.C.

Oggi l’intero complesso di Pietrabbondante, con il Teatro e due edifici ai lati di quest’ultimo, oltre alle mura di cinta, edificate a causa delle ostilità con la popolazione romana, sono in gran parte ancora integre e rappresentano una testimonianza imperdibile per conoscere la vera storia, camminando tra le rovine del passato.

Tra le opere più note del Sannio, il teatro rappresenta non solo una straordinaria difesa della valle del Trigno, ma la reale funzione nell’ambito della cultura Sannitica. In lingua osca, al termine latino di Aquilonia, corrisponde KUDUNNIAD. In questo posto si ritiene sia avvenuto il più grande sacrificio umano del popolo Sannita, dopo il giuramento della gioventù linteata, la disfatta di Aquilonia, nel 293 a.C.

Realizzato per le adunanze del popolo sannita, a partire dal II secolo a.C., servì anche a mettere in scena spettacoli teatrali di ispirazione ellenistica. Secondo un’altra etimologia, invece, riteniamo che sia un richiamo al culto della dea Ops Consica, Dea dell’abbondanza, che era venerata dai Sanniti Pentri, già stanziati, da tempo, in Molise. Il teatro, di più, era noto per il possente basamento, di cui si è conservata la cavea.

Nell’attuale territorio comunale, inoltre, secondo l’appassionato studioso Franco Valente, vi erano due altri antichi centri sanniti, la Bovianum Vetus, e, forse la notoria Aquilonia. Il santuario venne costruito per volere delle famiglie aristocratiche sannite più eminenti, con funzione legate alla guerra. È probabile che a Pietrabbondante si consacrassero le armi sottratte ai nemici al termine di battaglie campali, con esiti positivi. Questo spiega, per esempio il culto tributato alla dea Vittoria. La struttura presenta una cavea rialzata, perfettamente conservata, insieme alle gradinate inferiori, disposte su tre file. Erano i posti riservati all’aristocrazia o ai capi tribù che si recavano al teatro per svolgere riti religiosi o per adempiere ad impegni politici. La funzione del luogo si interruppe intorno al 346 d.C., quando un terremoto causò la distruzione di buona parte di esso. L’ima cavea rappresenta la parte più straodinaria del complesso ed ha certo una architettura antica, I sedili, su due sole file, erano molto bassi, circa 30 centimetri, ed anatomici. Nel caso specifico appare possibile che il complesso di Pietrabbondante sia l’elaborazione di modelli ellenistici.

Museo Paleolitico di Isernia

Isernia Museo del Paleolitico

Il Museo nazionale del paleolitico di Isernia si inserisce all’interno di un parco archeologico che si sviluppa attorno al giacimento La Pineta di Isernia. Data la sua importanza e la sua antichità, è considerato uno dei principali siti archeologici preistorici per la comprensione del modo di vivere e delle dinamiche del popolamento nell’area del Mediterraneo nel corso della preistoria.

Tra i 700.000 ed i 500.000 anni fa, la piana di Isernia fu frequentata, a più riprese da gruppi di antenati dell’uomo moderno. I resti delle attività di caccia e sfruttamento delle risorse animali hanno così formato il sito archeologico di Isernia La pineta.
Il Museo nazionale del Paleolitico ne è il cuore pulsante, meta obbligata per chi vuol scoprire, in un moderno Museo, le tappe dell’evoluzione umana attraverso comportamenti preistorici. Resti di bisonti, rinoceronti ed elefanti, associati a strumenti in calcare e schegge in selce, sono stati abbandonati dai gruppi umani che hanno frequentato l’area di Isernia circa 600.000 anni fa. Schermi interattivi permettono al pubblico non esperto di leggere con facilità superfici archeologiche. Supporti mediali, la canna paleolitica e quella neolitica, la riproduzione in grandezza naturale di un Elephas Antiquus, completano il percorso espositivo, rendendolo ancora più coinvolgente e suggestivo. Il Museo si articola in tre corpi di fabbrica, uniti tra loro da una serie di grandi raffigurazioni e la ricostruzione di una tipica capanna paleolitica e di una dell’età del bronzo.

Castel San Vincenzo

Lago di Castel San Vincenzo

È il lago di Castel San Vincenzo un piccolo gioiello del Molise. Belle le sfumature di azzurro e verde dell’acqua e bello il paesaggio circostante. E’ qui che sorgeva l’antico monastero Benedettino ed è un luogo da non dimenticare E’ uno specchio d’acqua in cui si può pescare, e non sembra artificiale, ma una meraviglia color turchese, circondato da boschi. C’è la possibilità di percorrerlo a piedi o in bicicletta e, sulle sue sponde vi sono aree di pic nic con tavoli e bar. Vi è pure l’hotel San Vincenzo, prenotabile. Nella zona che viene chiamata La Cartiera, vi sono delle bellissime cascate, tanto che questo laghetto, per bellezza, viene considerato il terzo d’Italia. D’estate si possono fare anche i bagni.

Isernia

Fontana Fraterna

Fra le attrazioni turistiche da non perdere c’è la Fontana Fraterna o Fontana delle sette cannelle che è una fonte pubblica. Datata nel XIII secolo, è uno dei simboli della città di Isernia, insieme al sito paleolitico della Pineta. Nell’Enciclopedia Treccani è considerata tra le più belle fontane d’Italia. Vi è un altare sul quale vengono celebrati riti sacri. Fu edificata, in onore di Papa Celestino che Dante scrisse che per viltà fece il gran rifiuto. Ma io che da Anagni ho seguito tutta la storia, dico, con cognizione, che per virtute fece il gran rifiuto. A parte il dato che è più sicuro che sia nato a Sant’Angelo Limosano, di cui ho visto la casa e conosciuta la strada che percorreva per arrivare a piedi all’Abbazia di Faifoli, di cui divenne Priore.

Carpinone

Cascate di Carpinone

Nel cuore di un piccolo borgo del Molise, immersa in un bosco incantato ed una natura floreale, sorge la cascata di Carpinone, uno degli spettacoli più affascinanti della natura del luogo. Lo scroscio dell’acqua spumeggiante, che precipita verso il basso, ti pervade non appena si imbocca il sentiero e, quando si giunge, si ha un effetto visivo fantastico di luce e fragore. La cascata di Carpinone sta diventando una delle attrattive naturali del Molise, grazie ad un gruppo di volontari che, da qualche anno ne stanno curando l’aspetto per renderla più percorribile e non solo ai pochi appassionati e sprezzanti del pericolo. È troppo bella per lasciarla lì da sola. Nasce per un regalo della natura ed è raggiungibile percorrendo diversi sentieri, tutti immersi nel verde brillante molisano e tutti tracciati con segnaletiche di legno realizzate a mano, proprio per non intaccare il suggestivo panorama. Incamminandosi, si avverte una piacevolissima emozione grazie al contatto diretto con la natura, al respiro di un’aria sana e pulita e alla vista di meravigliose specie floreali che rendono tutto fiabesco. Inoltre è possibile praticare anche diversi sport come l’acqua trekking e la domenica è possibile incontrare migliaia di appassionati.

Roccamandolfi

Castello di Roccamandolfi
Ponte tibetano
Campitello di Roccamandolfi

Le cose de vedere sono tre. Il ponte tibetano, istallato da qualche anno, nei pressi dell’imperdibile Castello del conte Celano, realizzato con un ponte metallico sospeso, naturalmente per scopi turistici. Si tratta di una passererella sospesa, lunga 234 metri, e che raggiunge i 149 metri di altezza, sul livello del suolo, dotata di corde antivento per evitare oscillazioni. Molte donne hanno paura di attraversarlo, ma le persone che ci provano sono così tante da essere diventata la maggiore attrazione di Roccamandolfi.

Bello, forse di più, salire al Castello. La sua origine è medievale, risale ai primi del XII secolo, e il castellano era il conte Pandone. Nel 1195 vi trovò rifugio il principe normanno Tancredi da parte di Enrico di Svevia e Ruggero di Mandria, conte del Molise. In quello stesso anno resistette al limite del possibile alle truppe imperiali. Nel 1220, infine, riuscì ad espugnarlo solo Federico II.

Una cosa è certa che dal Castello si gode di una vista davvero fantastica, suggestiva, delle cime e delle vallate che è difficile trovare in altri posti.
Andando più avanti, dove finisce la strada asfalta, vi è un pianoro dove, se avessi potuto, avrei scelto di far terminare la pista di sci di discesa libera dal Monte Miletto.

Campitello Matese. Il tetto del Molise

Monte Miletto
Baita la Gallinola

Una persona che non dimenticherò mai: Riccardo Platner. Essendo un amante della montagna, pregai Riccardo di ordinare, a mie spese, un Cristo con altare, per porlo in qualche posto in vista, per gli sciatori. Fu questo l’inizio. Non molto tempo dopo, fu eretta, per suo merito, una croce d’acciaio sulla punta del monte Miletto, dove poter pregare e godere di una vista unica: il Mar Tirreno, Napoli ed il mare Adriatico. La seggiovia ha facilitato ora a tutti di raggiungere quella Croce e, specialmente la Domenica, ci sono file di scalatori che, armati di buona volontà, si accingono alla bella arrampicata. Solo per notizia, il Cristo della chiesa è pure di Riccardo e la Madonna è del dott. Nicola Pagliarulo.

Nel grande pianoro, cavalli, giochi di molti generi per i bambini, quad per le più belle passeggiate.

La Gallinola, alta 1923 metri, è la cima più alta del Matese Campano. Vi si trovano pecore, buoi, cavalli ed è la camminata più bella, lunga 4 km, e in un pianoro verde, si scopre il rifugio la Baita, a cui, di inverno si può arrivare solo con una motoslitta. Confina con San Polo Matese ed, infine, c’è un posto che pochi conoscono, forse il più bello del Molise. a picco sul ponte del Diavolo, dove si fermano tutte le auto per affacciarsi su un burrone dove si sta formando un nuovo lago.

Isernia

Processione del Venerdì Santo

La processione del Venerdì Santo sembra essere la principale caratteristica del posto. L’intera città si ferma in preghiera, in un’atmosfera suggestiva e silente. Il Cristo morto e la Mater dolorosa vengono portati da incappucciati coperti di spine e a piedi scalzi. Dai paesi vicini, molti vengono ad assistere a questa manifestazione religiosa.

Trivento

Trivento

C’è una delle più belle gradinate di tutto il Molise. E’ la scalinata di San Nicola dove sfilano 365 scalini, uno per giorno dell’anno, che portano alla parte più alta del paese dove si stende il tappeto a uncinetto più lungo del mondo. È una attrazione turistica che porta i visitatori ad ammirare anche reperti, tra cui la figlia dell’imperatore Augusto, che qui fu di passaggio.

Campobasso

Processione del Venerdì Santo

La processione del venerdì santo.
Teco vorrei, Signore, oggi portar la Croce; nella tua doglia atroce, io ti vorrei seguir. Sono le parole dell’autore molisano, Michele de Nigris, che nel 1880 scrisse queste note immortali che fanno di questa processione la più numerosa, famosa, sentita d’Italia. Le persone che cantano sono più di settecento, tutti in abito scuro, le bande sono due dietro la Madonna Addolorata ed il Cristo. Tutta la città, Sindaco, autorità militari, politiche, tutti i paesi vicini sono presenti.

WWF Guardiaregia-Campochiaro

Oasi WWF

L’Oasi è caratterizzata dalla presenza di tre ambienti naturali: le gole del Quirino. con la cascata di San Nicola, il monte Mutria e l’area carsica della montagna di Campochiaro.
Le Gole del torrente Quirino, situate a ridosso del paese di Guardaregia, formano una stretta e profonda incisione tra il centro abitato e le alture circostanti con una lunghezza di 4 km, dagli 800 s.l.m. di località Arcichiaro, fino a quota 600 s.l. m. della chiesa di San Maria ad Nives.
Nei pressi di Guardaregia, il canyon del Qurino riceve il torrente Vallone Grande attraverso la spettacolare cascata di San Nicola. La cascata che raggiunge l’altezza totale di circa100 metri, ha un regime stagionale ed è priva di acqua solo nei mesi estivi di luglio ed agosto
Monte Mutria, la cui massima cima di 1823 metri, si presenta con una lunga groppa di circa 7 km, il cui versante settentrionale risulta ricoperto da una fitta faggeta.
L’area della montagna di Campochiaro, invece, ha un’orografia meno tormentata, è priva di cime elevate e culmina alla Soglietta degli abeti, a quota 1634 m s.l.m. e presenta una costante copertura arborea, intervallata da pianori carsici. Infine gli spettacolari fenomeni ipogei delle grotte di Pozzo della Neve (-1048m) e di Cul di Bove (-913m) che, per profondità ed estensione, sono fra i più importanti abissi d’Europa.

L’area è di 3.135 ettari, ed è una delle oasi più grandi e selvagge in gestione del WWF.
Se sei alla ricerca di un contatto con la natura questo è il posto più adatto.

Sepino Altilia

Altilia

Ai piedi del Matese, nei pressi di Sepino, sorge un’area archeologica di sommo interesse e di particolare bellezza per la conservazione di Altilia-Saepinum. Le gite, scolastiche, infatti, ai miei tempi, avevano solo come meta sempre Altilia.

A Sepino, negli anni 1950, sono state riportate alla luce strutture della Saepinum Romana, come il Foro, la Basilica, la porta di Bojano, parte della cinta muraria e ulteriori lavori. Questi lavori sono stati ripresi nel 2010 con notevole successo. Comunque, gli antichi nomi, nel tempo, sono stati Saipins, Saepinun, Altilia, Terravecchia.

Sepino fu una delle prime roccaforti dei Sanniti (Saipins) e poi cittadina romana abilitata alla riscossione dei dazi imperiali (Saepinum ). Ossia, quando l’imperatore Augusto trovò un momento di pace, fece spostare gli abitanti di Terravecchia in pianura, dove c’era un piccolo centro commerciale sannitico.

Sepio significa circondare ed infatti Sepino racchiude la valle del fiume Tammaro, ricca di sorgenti salutari e di boschi secolari. Nata sul tratturo come posto di sosta e di riposo per le greggi ed i pastori emigranti, lungo il percorso delle vie della lana, con le guerre Sannitiche, gli abitanti si spostarono sulla montagna, in seguito denominata Terravecchia, dove costruirono una città che Livio definì potentissima.

I sanniti, infatti, vi combatterono contro i Romani, causando 7.400 morti e 3.000 prigionieri.
Quando, però, con Augusto, il mondo romano trovò un momento di pace, gli abitanti si spostarono in pianura dove c’era un prospero centro commerciale Sannitico. Così nacque la Sepinum che venne definita la città del tratturo. Quando poi fu costruito il Castello Sepini, per difendersi dalle incursioni Saracene, venne chiamata con l’attuale nome di Sepino.

Casacalenda: Oasi di Bosco Casale

Oasi di Casacalenda

Se sei alla ricerca di un momento di relax nelle aree naturali del Molise, ti suggeriamo di visitare l’oasi LIPU di Casalenda, nota anche come di Oasi di Bosco Casale inserita dal 1993 nell’elenco delle aree protette. L’oasi non è solo importante per essere un’aria protetta, ma è anche una zona di interesse storico, dato che ricopre i due terzi del Bosco Casale, che, anticamente, ospitò l’accampamento di Gerione di Annibale. A 700 metri c’è il cerro ed il faggio ricoperti di fiori di Biancospino. In primavera l’area diventa un’esplosione di colori: primule, anemoni, narcisi e 15 specie di orchidee. Tutto dona a quest’area un’esperienza indimenticabile. un fascino di natura incontaminata. Ci sono 130 specie di uccelli, 80 specie di farfalle e molte specie di rapaci. La struttura è dotata di sentieri naturali. Durante tutto l’anno si organizza un fitto calendario di appuntamenti.

Larino. L’Anfiteatro Romano

Larino

Se siete alla ricerca di un passato storico, penso sia giusto visitare l’Anfiteatro Romano. Larino era un paese importante, era l’antica Frento, capitale dei Frentani, con Anxanum e Histonium. vice capitali, quando Abruzzi e Molise erano una sola comunità, perché partiti dagli stessi villaggi, in primavere diverse.

Questo teatro, che conoscevo molto bene, per avere vicino una proprietà, è un’importante testimonianza di un luogo del passato, destinato ai giochi pubblici ed a molte rappresentazioni,

L’antica struttura dell’anfiteatro poteva contenere circa 18.000 spettatori e si pensa che la sua costruzione risalga al I secolo d.C., in seguito ad un lascito, forse un senatore dell’antica Larino.
Ricordiamo che Larino, di origine etrusca, è nata cinque secoli prima di Roma.

Visitando l’anfiteatro, si potrà osservare la consueta forma ellittica e rivivere gli antichi giochi pubblici. La presenza di quattro porte, renderà la visita ancor più suggestiva. Porta Nord dei gladiatori, Porta sud dei vinti, Porta ovest-est per l’accesso degli spettatori.

Guardialfiera. Il presepe vivente

Presepe vivente di Guardialfiera

La più grande storia della terra, il più grande evento dei cieli, la più grande avventura dell’umanità, è allestita a Guardialfiera, ogni anno, nel suo borgo antico, odoroso di fieno e di latte, in un lembo del paese.
Il mistero della nascita del redentore rivive nei vecchi vicoli, nelle casupole, negli scantinati, dove sono presenti falegnami, fabbri, le vacche. E poi pastori, l’osteria, le castagne, dolcetti. Lo scopo è far rivivere Betlemme. Vengono offerti biscotti, pezzetti di pane, pizze calde. Gesù bambino accoglie tutti coloro che vogliono visitarlo, non solo dai paesi vicini, ma anche più lontani. Si parla di un gran numero al giorno.

Montenero di Bisaccia. Il presepe vivente

Presepe vivente di Montenero di Bisaccia

Ogni anno, a Natale, si svolge il tradizionale presepe vivente nella splendida cornice delle grotte neolitiche. Grande affluenza di visitatori per lo splendore delle scene in quelle grotte arenarie, tra corsi d’acqua, cascate, laghi artificiali e tante altre scene.

Il visitatore viene rapito dalla suggestione del luogo, con un percorso obbligato di circa un chilometro, attirato da tante luci nel verde naturale. Oltre duecento i figuranti che forniscono uno spettacolo prestigioso di fama nazionale. Si parte dalla grotta dei Censori, le terme, Erode e la sua corte, cavalli, pescatori, continuando con i più antichi mestieri per arrivare alla grotta della Natività, dove tutto ebbe inizio. All’interno del percorso, degustazione di prodotti locali.