Famiglia e Pacs

La famiglia non l’hanno inventata i giuristi, c’era da prima, poiché non si è mai visto gli uomini vivere in modo diverso. La moglie, o compagna, completa l’uomo, perché solo cosi si può perpetuare la specie.

La sua essenza è nel “consortium”, reciproca volontà di vivere insieme, che fa della coppia la primordiale cellula della società.

Ed il matrimonio,pertanto, ha il compito di rendere pubblica la libera scelta dei coniugi, producendo su di sé la protezione del diritto, che è fatto di obblighi, di regole, che naturalmente si sono codificate storicamente, nel corso dei secoli.

Oggi i termini sono altri: famiglia patriarcale, farniglia allargata, tema attuale di opere teatrali, famiglia ricomposta da intrecciati divorzi, famigliastra, famiglie di fatto, per more uxorio, infine, coppie tra simili.

Ovviamente queste situazioni sono il prodotto di problemi umani, sociali, che meritano attenzione, ma non confusione.

Iniziamo con il dire cosa significa il termine “famiglia”. Se si consulta l’Enciclopedia Treccani, deriverebbe dal termine latino “familia”. Ma, per una dotta enciclopedia del primo novecento, è derivazione dal termine osco “famel”, domestico. Più esattamente, “faama” , che significa casa, rispondente al sanscrito “Dhama-n”, che significa residenza, essendo il DH, la normale trascrizione della F latina. Ossia i membri della casa, uniti per legami di sangue, sottoposti, un tempo, alla patria potestà, come ancora nelle società feudali.

La nuova famiglia, invece, già dal novecento, è legata al tessuto sociale della parentela, della comunità locale, e i ruoli marito-padre, e moglie madre, sono limitativi dell’individualità del singolo, ma, al tempo stesso, sono garanzia di solidarietà sociale.

Il nome, di ogni nuovo nato, derivato dalla “gens” che lo ha accolto come suo, introducendolo, come un nuovo membro, nella comunità locale, viene registrato con nome e cognome, come scritto nell’art. 29 della nostra Costituzione, che, quindi, riconosce anche i figli naturali, come prodotto dell’alleanza vitale di un uomo e di una donna, che si fanno reciproco dono di vita e destino, conseguenza dell’abbraccio dei lorocorpi e della sintonia dei loro cuori, nei quali c’è la potenza creativa, con la regola giuridica, però, dell’eguaglianza, ossia parità di diritti e doveri, pari dignità, assistenza, fedeltà, collaborazione, per portare, al traguardo dell’autonomia, la vita dei figli.

Il matrimonio, quindi, con le debite pubblicazioni, è ciò che rende di dominio pubblico la scelta sponsale, producendo, ex lege, su di sé la protezione del diritto.

La famiglia di fatto, invece, è quella che rifiuta la rilevanza del diritto e, in ogni momento può dissolversi, anche se, in presenza di figli, diventa una famiglia naturale, nell’interesse dei figli legittimi.

Diversamente dal rapporto coniugale, la convivenza “more uxorio” è derivata solo dalla “affectio” quotidiana, perchè può finire in ogni momento, senza dar luogo a quei diritti e doveri reciproci, anche patrimoniali, nascenti dal matrimonio.

I Pacs, patti civili di solidarietà ed unioni di fatto, già accolti in Francia ed in Spagna, debbono essere considerati come fatto sociale, ma non possono essere adeguati al matrimonio che significa: “matris-munus”, dono della maternità.

Si ritocchi la legislazione in merito, diversamente sl potrebbe verificare che la società assumerebbe obblighi verso soggetti che non hanno obblighi. Attribuendo, a delle forme improprie, o a problematiche sociali, riconoscimenti giuridici, che possono essere risolti con altre forme, quali assistenza reciproca, od altre forme assicurative, previdenziali.